75 anni di libertà

25.04.2020

Quando abbiamo la facoltà di esprimere i nostri pensieri e fare commenti su espressioni di altra gente, supportando od opponendoci a quel che dicono, stiamo sfruttando il diritto alla libertà, oggetto scontato nella vita quotidiana, così comune da aver perso il proprio valore per certuni. È dalla discussione e dal dibattito, strumenti alla base di un qualsiasi sistema pluralista, che sorge la Democrazia. 

Scritto da Alessandro Averna

<2 min.


Ma non è sempre stato così: abbiamo dovuto pagare a caro prezzo libertà fondamentali come la stampa indipendente, il suffragio universale e i sindacati. Tutto ciò non esisteva 75 anni fa, quando il nostro paese era stato dilaniato dalla guerra nazista e dall'oppressione fascista: i rappresentanti del popolo potevano provenire da un solo partito, quello fascista e non erano i cittadini a sceglierli, ma lo stesso partito, che reclamava l'approvazione delle liste per intero tramite Plebiscito ristretto; il Paese era in guerra, non per una lesione nei confronti dei nostri confini, non per la difesa della nostra sovranità, ma per concederci alla smania di potere di un uomo, un demagogo che ha ipnotizzato il nostro popolo sfruttando la debolezza di un sistema marcio: la monarchia dei Savoia.

Oggi, 25 Aprile, è la festa della liberazione di tutti gli italiani da quello stato di quiescienza, sotto il quale eravamo stati posti dal vero nemico: il fascista traditore della Patria;

Oggi, 25 Aprile, è il giorno in cui gli italiani hanno dimostrato di non voler essere complici delle nefandezze nazifasciste;

Oggi, 25 Aprile, abbiamo salvato la Patria dal dover scontare pene non commesse dal popolo italiano, ma da una minuscola minoranza di esso.

Esattamente 75 anni fa cominciò la ritirata delle truppe naziste e repubblichine dalle più grandi città settentrionali, grazie allo sfondamento, qualche giorno prima, vicino Bologna degli Alleati, che diedero la possibilità ai partigiani di ergersi su Milano, Torino e Genova.

A Radio Milano Libera, Sandro Pertini (uno dei capi del Comitato di Liberazione Nazionale, oltre che Presidente della Repubblica nei primi anni '80) annuncia in un messaggio telegrafico a tutta la nazione l'essenziale: sciopero generale contro i nazifascisti, opponetevi contro di loro e poneteli dinnanzi al dilemma "arrendersi o perire".

Poche ore dopo il comunicato, Benito Mussolini fuggì da Milano, dopo aver incontrato proprio Pertini, tra gli altri, il quale richiese al duce decaduto la resa incondizionata. Su Mussolini, così come su tutti gli altri gerarchi, pende ora il dictat del CNL: niente resa, allora pena capitale.

Gli alleati giunsero nelle maggiori città del settentrione qualche giorno dopo l'avvenuta liberazione per mano partigiana, eliminando anche il rischio di pretese territoriali che sarebbero potute sorgere in caso contrario, come ad esempio Aosta ai francesi.

Fonti: RAI storia, messaggio di Pertini a Radio Milano Liberata

Approfondimenti:

https://www.rainews.it/dl/rainews/media/25-aprile-liberazione-Sandro-Pertini-460c51e8-d6af-4e63-8d4f-da2e4a85093d.html 

Il Giornale dei Giovani
"Un'iniziativa dai giovani per i giovani
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia