Cinque giornate di Milano

18.03.2020

Nel 1848 l'impero austriaco possiede il nord Italia, fatta eccezione per la parte ovest, in possesso piemontese. I territori italiani sotto dominazione imperiale soffrono, lamentando eccessivi controlli di polizia e nessuna libertà di stampa, nel frattempo arrivano a Milano le notizie del tentativo di secessione calabrese ad opera dei fratelli Bandiera e della secessione siciliana dal regno di napoli. Inoltre a Vienna una crisi di governo aveva costretto il primo ministro a dimettersi proprio il 17 marzo. Per i milanesi il momento è più che propizio per sollevarsi, e così fanno la mattina del 18 Marzo 1848, dando inizio alle "Cinque giornate di Milano". La città diventa un territorio da guerriglia urbana, per tutta la città vengono poste barricate, il palazzo del governatore austriaco viene occupato dagli insorti e i circa 20mila soldati austriaci guidati dal vecchio (all'epoca dei fatti aveva già 82 anni) generale Radetzky sono costretti ad asserragliarsi in quel che rimaneva del Castello Sforzesco e nelle caserme dislocate per la città, in attesa di direttive, che arrivano poco dopo: piazzare dei tiratori scelti sopra il Duomo e riprendere il palazzo del governatore. I cecchini dal Duomo spareranno a chiunque passi e una volta ripreso il palazzo gli austriaci si accorgeranno che i capi della rivolta non erano là. Fallito questo tentativo di repressione Radetzky capisce di aver perso il controllo della città ed ordina alle sue truppe di ritirarsi fuori dalla stessa, controllando la cinta muraria per, in qualche modo, assediare gli insorti. Il giorno dopo viene istituito il governo provvisorio guidato dal podestà, conservatore, Gabrio Casati e dal capo del consiglio di guerra, democratico riformista, Carlo Cattaneo.

-Alessandro

Fonti: Wikipedia, Treccani 

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