Come una pandemia potrebbe portare ad un cambiamento culturale giovanile

14.06.2020

Il nostro mondo sta attraversando uno dei momenti di disordine più grandiosi da dopo il Secondo Conflitto Mondiale; tutti ne siamo toccati, nessuno è escluso. Ma quale influenza potrebbe avere un periodo di cambiamenti tanto radicali sul modus operandi del mondo giovanile?

Scritto da Fra Demarinis

3,5 min.


Il mondo che conosciamo non è mai stato così chiuso e le preghiere dei suoi abitanti per la sua riapertura non sono mai state così rumorose. Con il furtivo affioramento di un mostro invisibile a cui la scienza ha dato il nome di COVID-19 (o Coronavirus per gli amici) l'intera popolazione globale si è ritrovata a vivere (e sopravvivere) nella situazione più emergenziale presentatasi dal Secondo Dopoguerra: la morte seduta sulla punta della piramide, la paura e la sofferenza sotto i suoi piedi. Gli abitanti del mondo si sono ritrovati obbligati ad isolarsi, per una necessaria quarantena di contenimento del virus, e a fare finalmente i conti con se stessi e la loro esistenza; a dover rendere la propria residenza (per chi è fortunato ad averla) un nuovo universo di possibilità e di distrazioni.
Prevedibilmente, l'isolamento è stato un tasto dolente per una specifica parte della società: gli adolescenti e i giovani adulti. Le nostre giovani teste hanno sbattuto contro un muro durissimo sui cui è scritto "Non si esce".

Ma prima di ricevere questo brutto colpo, avevamo davvero così tanta voglia di uscire?
L'era pre-COVID-19 è un ricordo a cui ci aggrappiamo con difficoltà, ma evidentemente siamo usciti da un periodo in cui si era oramai affermata la cultura giovanile del "Preferisco stare a casa"; sin dall'atteso arrivo di Netflix in Italia nel 2015, la sacralità del tempo trascorribile in casa ha raggiunto un livello più elevato: le serie televisive sono diventate il nostro pane quotidiano, scalciando dal podio i film e i cinema, ora abitati da pochi superstiti. Dietro le nostre spalle un'era in cui l'anticonformismo è diventato, secondo un ciclo naturale, una nuova forma di conformismo: la casa è comfort e libertà, lontana dal fardello del giudizio dell'occhio pubblico; l'ansia sociale, da essere un disturbo psicologico è divenuta una parte della propria personalità, quasi glorificata nel suo seccato rifiuto dell'interazione sociale e della scomodità del mondo esterno. La serata perfetta è un quadro in cui i principali soggetti sono un letto, una coperta, un portatile e una tisana, ciò che c'è fuori sono solo barbarie; le discoteche sono delle gabbie di sudore che costano troppo.

Ma il virus è stato l'ingrediente che ha ribaltato questo ecosistema. Le nuove regole sono state fatte proprio per essere considerate infrangibili; l'isolamento, in quanto obbligo morale e legale, è stato accolto come un pugno nella faccia della libertà fondamentale di circolazione, con urla di protesta e condivisione di tweet frustrati di opinionisti annoiati. Improvvisamente, il mondo esterno è diventata la perla più preziosa nell'universo, l'oggetto del desiderio di tutti, soprattutto i giovani. Le quattro mura di casa si sono fatte opprimenti e il semplice pensiero di passeggiare con una persona amica è divenuto l'antidoto di un malessere. Di colpo, le persone hanno incominciato a bramare il ritorno del contatto umano: due spalle che si sfiorano in un bar e il bacio della buona notte al tuo fidanzato prima di tornare a casa; insieme all'aria aperta, in passato sottovalutata: adesso definita dal vento caldo di un'estate che emerge improvvisamente dal disordine e dalla prospettiva di serate afose, birre gelide e conversazioni notturne.

Nell'arco di pochi mesi abbiamo perso elementi della nostra quotidianità: assimilati, presi per scontati e snobbati, solo per disseppellire il doloroso compito di fare compagnia a noi stessi, non con le buone ma con le cattive. Abbiamo identificato il valore di certe cose solo nel momento in cui ci sono state tolte per salvare la vita di qualcun altro, trovando catarsi nella condivisione di meme su quanto ci manchino i nostri amici e immaginando scenari in cui saremo tutti liberi di abbracciarci e baciarci; adesso, con l'impaziente inizio delle riaperture finali e la possibilità di un prudente ritorno alla normalità, avremo tra le mani non solo la responsabilità di proteggere gli altri, ma anche quella di rimanere presenti in ciò che viviamo, di riconoscere il prezzo di ciò che abbiamo a disposizione e di tutelare l'ambiente in cui siamo nati e cresciuti. Dinanzi a noi abbiamo la visione di un'estate del tutto atipica, venuta a galla dal buio - il nostro ruolo, adesso, è riuscire a renderla in ogni caso brillante.

Approfondimenti:

https://www.theguardian.com/society/2020/may/09/im-losing-my-teenage-years-young-contend-with-life-in-lockdown-coronavirus

https://news.usc.edu/167275/how-does-coronavirus-affect-young-people-psyches/

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