Cosa si rischia uscendo male da una crisi?

21.04.2020

Cosa accade quando l'uomo è alle strette con la vita? Si abbandona o sfrutta l'occasione per diventare migliore?

Scritto da Lorenzo Prestigiacomo 

4 min.

"La nostra Italia esce da questa guerra come da una grave e mortale malattia..."(B. Croce)

Alla fine del primo conflitto mondiale, lo scenario si presentava devastato sotto più aspetti:

un enorme calo demografico, seguito dalla diffusione di un'epidemia influenzale, che prende il nome di "febbre spagnola"causa di numerosissimi contagi (circa mezzo miliardo di persone infette); nuove delimitazioni geografiche e politiche con la comparsa di minoranze etniche in fuga; crollo economico e industriale; alti tassi di disoccupazione con conseguente emigrazione ecc.

Il governo italiano di fronte ad una così grave situazione non era in grado di ristabilire l'ordine e di dare avvio ad un programma di risanamento, inoltre non era capace di mediare e rappresentare le richieste delle forze sociali in fermento.

In questo stato di debolezza a prendere possesso della scena politica italiana furono due partiti di massa, ovvero, il Partito socialista e il Partito popolare di ispirazione cattolica. Quest'ultimo, fondato da don Luigi Sturzo (1919), proponeva l'adozione del sistema elettorale proporzionale, un ampliamento del suffragio elettorale, un maggiore decentramento amministrativo, ma soprattutto una radicale riforma agraria.

Mentre, il Partito socialista (1892) nel 1919 vede crescere la divisione interna fra ala riformista e ala rivoluzionaria: la prima sosteneva i rapporti con la borghesia; la seconda era portavoce della classe operaia.

A militare nelle fila del Partito socialista c'era stato il giovane Benito Mussolini, il quale fu poi estromesso per le sue posizioni interventiste. Al termine della guerra portò avanti l'idea che lo Stato italiano non fosse in grado di affrontare la crisi che lo minacciava, oltretutto lo riteneva responsabile della cosiddetta "vittoria mutilata", cioè il mancato ottenimento dei territori previsti dal Patto di Londra. Di conseguenza egli si proponeva come risolutore della situazione, fu cosi che nel 1919 fondo i "Fasci di combattimento". Nonostante i Fasci si fossero dati un programma dagli alti ideali a tutela delle masse popolari, prevalsero altri aspetti, quali un acceso nazionalismo e un'azione politica aggressiva e violenta.

Tuttavia, in breve tempo, anche quegli alti ideali saranno via via abbandonati, a favore del sostegno ai ceti possidenti e alla grande e media borghesia: sostanzialmente la sua azione politica sarà diretta contro il Partito socialista.

A seguito delle politiche di tassazione del governo giolittiano, si intensificò il malumore delle destre,e si giunse allo scioglimento delle camere e all'indizione di nuove elezioni per il maggio del 1921,

a seguito delle quali i fascisti riuscirono ad entrare in parlamento con 35 deputati.

Per arginare le tendenze all'autonomia dei capi squadristi a livello locale, nel novembre del 1921 nasce il Partito nazionale fascista (pnf), con un'organizzazione fortemente centralizzata che continuò a ricorrere alla violenza squadrista e ad usare i mezzi legali predisposti dai meccanismi parlamentari. Così, di fronte alla debolezza del governo Facta e all'incapacità del Partito socialista di opporsi, i fascisti apparirono come leader incontrastati per il popolo. Nell'ottobre del 1922 Mussolini conduce insieme ai suoi più stretti collaboratori un'azione di forza contro lo Stato, inviando una schiera di camicie nere a Roma. Questo fu l'atto conclusivo che sancì le dimissioni del presidente del consiglio Facta e incoronò Mussolini come nuovo capo del governo, con l'approvazione di Vittorio Emanuele III. Mussolini, divenuto capo incontrastato del governo. Per i primi anni garantì un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita del popolo, ma dopo breve tempo il suo governo avrebbe assunto le caratteristiche di una terribile dittatura. Le ragioni del successo di Mussolini sono sicuramente da attribuire alle sue grandi abilità oratorie e al suo forte temperamento capace di sedurre le masse, sfruttando anche il momentaneo indebolimento delle altre forze politiche.

Secondo A. Eistein le crisi, individuali ed economiche , possono essere delle opportunità per migliorare se stessi, poiché da una situazione critica l'uomo riesce ad ingegnarsi ed adeguarsi alle nuove contingenze per la sua stessa sopravvivenza. Ma è risaputo quanto l'uomo sia allo stesso tempo fragile e poco lucido quando è in balia della paura. Egli si aggrappa così di volta in volta a coloro i quali espongono facili promesse e soluzioni immediate, come nel caso dei populisti . Questo ci dimostra quanto la storia spesso non sia una maestra di vita e, sopratutto, quanto l'uomo non sia un buon allievo.

Fonti e approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Dopoguerra 

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