Damnatio memoriae nell’era dei social
Come la nostra esistenza digitale ci ha fornito il potenziale per poter cancellare qualcuno.
Scritto da Fra Demarinis
5 min.
La damnatio memoriae nell'antica Roma, dall'età repubblicana a quella imperiale, rappresentava la pena più aspra che un individuo potesse ricevere: la negazione della sua stessa esistenza. Nel diritto romano veniva soprattutto applicata ai traditori e ai nemici, consistendo per lo più nella cancellazione del nome dalle iscrizioni di tutti i monumenti pubblici, nell'abbattimento di statue e monumenti onorari e nello sfregio dei ritratti presenti sulle monete; questa persona non è mai vissuta e non ha lasciato niente su questa terra.
Il 2020 si è rilevato un anno di disordine; in seguito all'ennesima insensata uccisione di un uomo afroamericano da parte della polizia, un'esplosione di manifestazioni ha attraverso tutto il mondo e il movimento Black Lives Matter è riemerso dalla nebbia delle elezioni presidenziali americane del 2016. Un fenomeno che ci ha spinto a riflettere sul ruolo che ha acquisito la giustizia sociale oggi e se, effettivamente, stiamo facendo abbastanza per le minoranze di tutto il mondo.
Anche in Europa abbiamo avuto il nostro minuto di damnatio memoriae: nel Regno Unito statue commemorative di schiavisti come Edward Colston e Robert Milligan sono state rimosse (forzatamente e non); in Italia la statua di Indro Montanelli è stata imbrattata di vernice rossa e con una scritta nera: "Razzista Stupratore".
Ma cancellare l'esistenza di qualcuno può essere fatto anche davanti allo specchio nero di un computer o di un cellulare e, in fin dei conti, rappresenta qualcosa con cui il mondo occidentale è particolarmente familiare sin dalla metà del 2010.
"Una pratica popolare consistente nel revocare il proprio supporto al fine di cancellare personaggi pubblici e compagnie dopo aver fatto o detto qualcosa di considerato sgradevole o offensivo (...) è generalmente conosciuta per essere eseguita su social media come forma di intimidazione di gruppo"; la risposta del sito dictionary.com alla domanda "Qual è il significato di Cancel Culture?"
La Cancel Culture ha cominciato ad emergere silenziosamente nel 2016, anno delle elezioni presidenziali statunitensi, vinte dall'uomo che gran parte di questo mondo vorrebbe cancellare. Le origini di questo fenomeno socio-cibernetico sono radicate nel ruolo in crescita di alcuni social network conosciuti per il loro utilizzo da parte di un ampio pubblico giovanile come Tumblr e, attualmente, Twitter, che ne è diventato l'epicentro; essenzialmente, è sufficiente osservare la lista di hashtag in tendenza mondiale per conoscere chi è stato cancellato all'ordine del giorno.
La pratica è iniziata come una presa di consapevolezza, un richiamo, destinato a diffondersi a macchia d'olio, legittimando tutti a parlarne, concretizzandosi in un tentativo di boicottaggio della persona incolpata finalizzato a toglierle fama, visibilità e potere. Ma rapidamente lo stesso tentativo si infiamma in uno sproloquio isterico di messaggi di rabbia e odio nascosti dietro uno schermo.
Ma da cosa è data la linea che separa un comportamento finalizzato al richiamo rieducativo dal rischio di una reale microaggresione?
Nell'Aprile del 2019, James Charles, make up artist e youtuber americano di fama mondiale si è riscoperto protagonista di una controversia, drammatizzata da un video di accuse pubblicato da una sua ex stretta amica e mentore di nome Tati Westbrook, in cui lo accusava di aver vergognosamente tradito il loro rapporto di amicizia e di partenariato pubblicizzando un brand di integratori per capelli diretto competitor del brand di recente nascita della collega.
La situazione delle settimane seguenti è stata vista evolversi nel modo più caotico possibile: attraverso l'affioramento sempre più frequente di accuse indirizzate a Charles riguardanti la sua scadente etica lavorativa e il suo carattere meschino e fasullo, portandolo persino ad essere accusato di aver avuto comportamenti molesti e manipolatori nei confronti di ragazzi eterosessuali, strumentalizzando la sua fama e il suo denaro alla ricerca di una pura soddisfazione fisica.
Charles ha, indubbiamente, attraversato dei mesi di fuoco, scanditi dalla continua comparsa di video diffamatori e di tweet di accuse, la cui gran parte completamente inventate da persone desiderose di avere una loro fetta di torta dalla situazione creata, per pura ricerca di "clout".
Nel Maggio del 2019, James Charles pubblica un video su Youtube in cui, nel modo più accurato e trasparente, scioglie tutti i nodi creati dalle accuse ricevute, indirizzando la falsità delle voci che hanno ostruito tutti i social nelle settimane precedenti e non lasciandosi sfuggire un chiaro riferimento a come la situazione l'abbia portato a sentirsi disperatamente solo, senza speranze e depresso, potenzialmente suicida.
In seguito all'evidente simbolicità di questo evento, la Cancel Culture ha incominciato ad essere vista come un chiaro strumento di sterile malevolenza nei confronti di semplici errori, tra l'altro basati interamente su notizie sicuramente filtrate di cui nessuno, all'infuori dei soggetti protagonisti, saprà mai la totale verità. Questa prassi, quindi, si è evoluta in un impressionante tentativo di far dimenticare l'esistenza di una persona eliminando ogni sua traccia da tutte le piattaforme possibili, una persecuzione psicotica che ha oltrepassato il semplice fine di boicottaggio, accompagnato dalla banalizzazione sempre più evidente delle ragioni che portano intere comunità di persone ad esprimere e a condividere il loro odio nei confronti di un altro.
Naturalmente, quello di James Charles non è un caso circostanziato, e non è stato né il primo né l'ultimo esempio di un drastico tentativo di "cancellare" una persona.
Nell'Ottobre del 2019, persino l'ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, durante un discorso, ha rigorosamente invitato i giovani di tutto il mondo ad abbandonare la Cancel Culture: «Questa idea di purezza, di non essere mai compromessi e di essere sempre politicamente "svegli" e tutta quella roba» diceva «dovreste superarla velocemente»
In un mondo già dominato dal disordine è nostra responsabilità essere esempi concreti di ciò che vogliamo proiettare in questo sistema, ma la Cancel Culture si è rivelata uno strumento inadatto. Cancellare persone è, oltre che metaforicamente ridicolo, un atto disumanizzante, che ci porta a non riconoscere e a non valorizzare l'umanità dell'essere umano che esiste dietro un personaggio, rendendolo un cattivo di un videogioco che deve semplicemente essere annientato.
La via per la rieducazione è una da attraversare forniti di pazienza e buone intenzioni. Nessuno di noi è nato abbastanza privilegiato da conoscere tutto ciò che è giusto o sbagliato a questo mondo; il mezzo migliore da utilizzare è inevitabilmente la conversazione, mantenuta su una base di parità, riconoscendo la fallace umanità di tutti gli interlocutori.
Fonti:
https://www.nytimes.com/2019/10/31/us/politics/obama-woke-cancel-culture.html
Approfondimenti:
https://www.vox.com/culture/2019/12/30/20879720/what-is-cancel-culture-explained-history-debate
https://www.nytimes.com/2019/10/31/style/cancel-culture.html