Disturbo antisociale di personalità
Diagnosticabile a partire dai diciotto anni, fa riferimento a condotte antisociali messe in atto senza considerare alcun tipo di ripercussione negativa.
Scritto da Isabella Ferro
1,5 min.
Il termine "disturbo antisociale di personalità", diagnosticabile a partire dai diciotto anni, fa riferimento a condotte antisociali messe in atto senza considerare alcun tipo di ripercussione negativa.
È caratterizzato da un'aggressività reattiva come reazione ad un fenomeno in grado di far sentire e/o rendere impotente il soggetto, da una quasi totale assenza di pianificazione dell'azione criminale, dall'incapacità di relazionarsi e dal rifiuto delle leggi e delle regole.
I soggetti affetti da questo tipo di disturbo possono essere suddivisi in due gruppi:
• Soggetti antisociali impulsivi, caratterizzati da aggressività reattiva, che reagiscono con violenza a presunte provocazioni e in grado di provare rimorso.
• Soggetti antisociali caratterizzati da freddezza emotiva e da uno spiccato senso di predominanza, che traggono piacere dalle azioni illecite e aggressive.
L'origine di tale disturbo va ricercata all'interno del contesto familiare e sociale in cui gli individui sono inseriti.
Studi condotti, nel 1794, da Lewis, hanno evidenziato, infatti, gli aspetti legati al ruolo della famiglia nell'ambito della strutturazione della personalità.
Il disturbo antisociale di personalità è più frequente negli uomini che nelle donne (6:1), con una forte componente ereditabile.
La prevalenza del disturbo tende a diminuire con l'età.
Fonti: Elementi di psicologia criminale a cura di Roberto Turrisi