Facciamo chiarezza: Organismi Geneticamente Modificati

10.05.2020

Per molto tempo abbiamo sentito parlare di OGM, forse dibattiti da palcoscenico politico, spesso discussioni alimentate dalla paura del progresso, talvolta argomenti scientifici frenati, ma guardiamo il tutto dall'occhio della scienza e della legge. Cosa sono gli OGM? Come vengono prodotti? In che maniera sono regolamentati? L'Italia è un paese "OGM free"?

Scritto da Alessandro Averna (parte legislativa) e Alessandro Bosco (parte scientifica)

<5 min.


Gli OGM vengono prodotti attraverso procedimenti di tipo biotecnologico. Le biotecnologie sono tecniche che sfruttano le proprietà delle cellule sia vegetali sia animali per produrre nuove varietà di piante o animali (è per questo che si parla di Organismi Geneticamente Modificati) con scopi che vanno dal consumo alimentare alla produzione di farmaci o vaccini, al trapianto di geni per contrastare determinate malattie.

Lo sviluppo della genetica ad oggi consente infatti di trasferire geni in un seme vegetale o in un uovo fecondato animale, ottenendo così un "nuovo" individuo, denominato transgenico. Le finalità principali sono di ottenere esemplari "migliori". Nel caso delle piante un prodotto transgenico può: essere più resistente ed evitare l'uso di pesticidi, essere meno soggetto a fattori inquinanti, avere un indice di produttività maggiore e infine avere caratteristiche nutrizionali migliori.

La procedura con cui si producono gli OGM può essere semplificata in quattro passi: isolamento del gene che si vuole trasferire; inserimento del gene isolato in un vettore molecolare; replicazione del plasmide in un batterio per avere più copie del gene da trasferire; trasferimento del plasmide in una specie vegetale o animale da modificare. Il vantaggio dei vegetali è che le cellule di questi sono di tipo totipotenti, cioè in grado di generare un intero organismo.

Trascendendo dai pro e i contro scientifici ed etici che gli OGM portano con sé vi è da considerare quanto prevede la legge a riguardo, infatti vi sono normative a livello nazionale, europeo ed internazionale. che limitano la circolazione di organismi geneticamente modificati, o, in altri casi, la proibiscono del tutto, non solo per motivazioni di natura sanitaria, ma anche economica. Non è un caso infatti che la normativa attualmente in vigore in Italia circa gli OGM sia stata decisa all'interno di un'organizzazione prevalentemente economica: l'Unione Europea.

Iniziando l'analisi dall'entità più sovranazionale a quella che lo è di meno si valuti il documento che a livello globale suggerisce un quadro di riferimento standard a cui attenersi, il protocollo di Cartagena, redatto dalla comunità scientifica internazionale nell'omonima città colombiana e che prevede la protezione della biodiversità. Si capisce subito che gli scopi di questo protocollo non mirano tanto a proteggere la salute umana, quanto gli interessi economici dei singoli Stati, infatti esso scarica (o garantisce) al singolo Stato la responsabilità nazionale sul trasporto e l'uso degli OGM. Così prevede l'obbligatorietà di dichiarare precedentemente alle autorità nazionali se si è intenzionati ad introdurre nel paese prodotti OGM, che devono essere trasportati in maniera assolutamente sicura. Per ottemperare a questi obiettivi, senza il rischio di violazioni, lo stesso protocollo impone diverse pene pecuniarie per chi violi le regole.

Dal momento che il protocollo di Cartagena è rimasto molto vago circa la regolamentazione degli OGM, altre entità più piccole hanno deciso di muoversi indipendentemente in materia. 

Gli Stati Uniti producono il 51% degli OGM senza limiti di alcun tipo, tant'è che con un decreto presidenziale Barack Obama nel 2013 ha vietato di proibire la vendita di qualsiasi OGM. Non è un caso infatti che per molto tempo la più grande società produttrice di prodotti geneticamente modificati sia stata la "Monsanto" una grandissima azienda agricola che fece la sua fortuna producendo le parti zuccherine per la "Coca-Cola". Fu poi acquistata dal colosso farmaceutico "Bayer", che utilizza regolarmente materiale geneticamente modificato nella produzione di medicinali.

Altri paesi delle Americhe e la maggior parte di quelli asiatici (in risalto Brasile, Argentina, Canada e India) seguono la linea statunitense, concedendo quanta più libertà possibile in materia di OGM. 

E se le altre nazioni del mondo si sono dimostrate decise nel lasciare la scelta al singolo, con i dovuti controlli prima della messa in commercio, l'Unione Europea ha deciso con la legge n° 1829/2003 di non vietare né la vendita, né la commercializzazione, né tantomeno il trasporto di OGM, ma si affida al "principio di precauzione" declamato nel primo articolo del documento sopracitato. Esso prevede ai paragrafi a, b e c che sia messa in primo piano la tutela della vita e degli interessi dei lavoratori, senza dimenticare l'efficacia del mercato interno. Spieghiamo meglio: per l'UE le restrizioni agli OGM non devono solo proibire quelli che potrebbero essere tossici, ma devono anche fare in modo che l'uso degli OGM non faccia cadere il mercato dei prodotti "ogm free". Di seguito decreta la divisione tra OGM destinati alla produzione di mangimi e alimenti, prevedendo l'etichettatura di componenti geneticamente modificati presenti nei diversi prodotti.

Precedentemente a questo regolamento europeo, datato 2003, l'Italia si era già mossa in autonomia durante il Governo Amato nel 2000, che rimandava le decisioni al futuro, quando ci sarebbe stata una sentenza dell'Istituto Superiore di Sanità. Prima di questa sentenza è cambiato il Governo, instaurandosi il Berlusconi I, con Alemanno, futuro sindaco di Roma, come ministro delle politiche agricole e forestali. Questo Governo ha realizzato una riforma che ha vietato l'uso di OGM persino per le sperimentazioni. Dopo la ratifica del regolamento europeo l'Italia ha finalmente trovato una linea politica, che però è alquanto ipocrita: il nostro paese non è "OGM free", possiamo trovare degli OGM in Italia, possiamo importarli e mangiarli (nella Coca-Cola, nei medicinali, nella carne allevata con mangimi GM), ma non possiamo produrli. Infatti, specialmente per la produzione di mangimi, il nostro paese importa quasi un terzo delle materie alimentari necessarie sotto forma di prodotto GM, con le dovute analisi che ne decretano la sanità. Inoltre il regolamento europeo, in vigore in Italia, impone sì l'etichettatura dei prodotti contenenti OGM, ma solo quando essi sono direttamente presenti (tipo nel caso della farina di mais o dell'olio prodotto da mais e olive OGM), e non quando sono presenti solo indirettamente, tipo nel caso delle carni o dei medicinali.

Non sarebbe più efficiente prodursi da soli quanto ci è necessario importare? Inoltre non dovremmo rendere più rigida la politica riguardo le etichettature, ond'evitare di indurre in inganno il consumatore?

Fonti:

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/MEMO_04_102 

https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1180&area=sicurezzaAlimentare&menu=ogm 

https://www.albanesi.it/alimentazione/ogm.htm 

https://www.istitutogarciamarquez.it/categorie/?upf=dl&id=4485


Approfondimenti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Monsanto_Company 

https://www.wired.it/economia/business/2019/07/31/bayer-monsanto-glifosato/ 

https://blogiovanirieti.altervista.org/ogm-cosa-quali-pro-sul-utilizzo/ 

https://riforma.it/it/articolo/2014/10/23/gli-ogm-tra-bioetica-ed-etica-economica 


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