Genocidio degli Armeni

23.04.2020

Ogni anno facciamo in modo che ognuno, specialmente le nuove generazioni, possa capire quanto importante sia il "ricordo". Il Ricordo serve a mantenere fisso nella memoria dei posteri a cosa si può andare in contro, come evitare che si ripeta e soprattutto dà giustizia alle vittime, preservando la loro memoria dall'oblio.

Scritto da Alessandro Averna 

3 min.

Quando parliamo di genocidi ci torna subito in mente l'olocausto, per cui tutta la comunità internazionale osserva le dovute riflessioni e non vi sono detrattori se non i soliti sciocchi.

Ma l'olocausto non è l'unico tentativo di sterminio mosso ai danni di un intero gruppo etnico: nella notte del 23 Aprile 1915 inizia il genocidio sistematico degli armeni.

Nel 1915 il mondo è in guerra e uno di questi teatri si trova in medioriente, dove la potenza principale è l'Impero Ottomano. I britannici hanno provato più volte a penetrare nell'impero sia da nord che da sud, e proprio da qui sembrano ottenere i migliori successi, anche grazie al supporto dei ribelli locali. Inoltre i russi si fanno sentire dal Caucaso, quindi c'è il reale timore, tra i notabili dell'impero, di perdere quella guerra, utilizzando, però nel mentre, la stessa per celare i loro crimini.

La "pulizia etnica" inizia il 23 Aprile del 1915 mirando agli intellettuali e ai più ricchi tra gli armeni, che si trovano tutti ad Istanbul. Questi saranno tutti accusati di connivenza col nemico e massacrati per alto tradimento, in seguito tutti i loro beni saranno sequestrati. Una volta spazzata via la parte pensante, quella che avrebbe potuto aizzare le masse contro l'ingiustizia di tale azione, inizia la seconda fase dello sterminio, quella riguardante la parte asiatica dell'Impero.

In Anatolia lo sterminio è più semplice da attuare: la popolazione armena è distribuita in villaggi, lontani dalle attenzioni internazionali, e in più la scusa utilizzata per prelevare le persone dalle loro case è quella della leva militare, d'altronde il paese è in guerra. Così, in primis gli uomini vengono destinati alla città di Aleppo, limite meriodionale dell'Impero Ottomano, al fronte, ma vi dovranno arrivare a piedi, attraversando montagne e deserti. Molti moriranno lungo il tragitto rantolando tra la fame, la sete, i crampi, il caldo e il freddo o annegati nel Fiume Eufrate, mentre pochissimi superstiti saranno destinati a dei campi che inizialmente si pensava fossero di lavoro, ma verrà ben presto scoperto da loro, a costo della vita, che sarebbero stati campi di sterminio.

Nel 1918 gli ottomani perdono la guerra e col trattato di Sevres cedono tutti i loro territori fatta eccezione dell'Anatolia e la zona di Istanbul, il sultanato è abolito e Atatürk instaura la Repubblica Turca, della quale è primo presidente. Atatürk farà di tutto per occidentalizzare la Turchia e allontanare l'immagine ottomana dal suo nuovo stato: laicizzazione, parità di diritti, utilizzo dell'alfabeto latino, ottime relazioni diplomatiche, ma il suo nazionalismo, causa del suo ingresso nel partito panturco dei "Giovani Turchi", non gli permetterà di riconoscere l'eccidio degli armeni, facendolo passare come un silente approvatore di queste oscenità.

Si stima che 3/4 della popolazione armena fu sterminata; i superstiti fuggirono in Russia prima di essere massacrati, così che nel 1920 in Anatolia non risulta esservici nemmeno un armeno, come sostiene lo scrittore Bernard Bruneteau, autore de "Il secolo dei genocidi". 

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