I pirati contro la nuova potenza americana

10.05.2020

A partire dal conseguimento dell'indipendenza dall'Inghilterra gli Stati Uniti hanno dovuto combattere con la minaccia dei pirati. Nonostante gli accordi stipulati e i tributi versati, le ostilità tra il Nord America e le potenze costiere del Nordafrica si sono tradotte ben presto nello scoppio della prima guerra barbaresca.

Scritto da Silvia Giunta

<2 min.


Il conflitto che passerà alla storia come "Prima Guerra barbaresca" comincerà ufficialmente il 10 maggio del 1801, data in cui Tripoli dichiara guerra agli Stati Uniti.

I rapporti tra gli USA e il Nord Africa erano sempre stati tesi; Tripoli, Tunisi e Algeri appartenevano ufficialmente all'Impero Ottomano, ma rappresentavano di fatto delle potenze indipendenti, in cui la pirateria prosperava e veniva utilizzata come strumento per esigere tributi da parte degli Stati che intendevano attraversare le acque libiche e algerine.

Le navi proveniente dalle dodici colonie erano riuscite a sfuggire agli attacchi dei pirati finché avevano trafficato sotto la protezione della Royal Navy, ma a partire dal 1776 si trovano assolutamente indifese e incapaci di contrastare le suddette aggressioni.

Le trattative tra i Paesi cominciano nel 1786, anno in cui le due potenze giungono finalmente ad un accordo: gli Stati Uniti avrebbero versato un tributo annuale che ammontava intorno al milione di dollari affinché venissero evitati nuovi agguati.

I termini del contratto, però, cambiano nel 1801, quando Jefferson sale al soglio presidenziale. Il pascià di Tripoli, infatti, impone un incremento del tributo di più di 200.000 dollari affinché gli accordi stipulati in precedenza rimanessero validi.

Nonostante le insistenze del Congresso Jefferson si rifiuta comunque di acconsentire alle richieste del governo piratesco del Nord Africa. La reazione dei corsari non sarà amichevole: viene abbattuta l'asta della bandiera statunitense davanti al consolato americano, mettendo in atto una vera e propria dichiarazione di guerra.

Gli USA inviano quindi diverse navi della marina militare che si occupassero di proteggere i convogli mercantili, con l'ordine di attaccare tutti le imbarcazioni corsare che manifestassero le intenzioni di impedire il regolare svolgimento dei traffici commerciali.

Il pascià evita tutti gli scontri diretti con la flotta statunitense, consapevole dell'inferiorità dell'equipaggiamento bellico di cui disponeva, provocando una situazione di stallo del conflitto. La situazione si sblocca solo un anno dopo, quando gli americani inviano altre navi per preparare un blocco navale alla città di Tripoli.

Inizialmente i corsari riescono a difendersi dalle offensive statunitensi, ma dopo circa tre anni di scontri con esito alterno, la marina americana riesce a conquistare la città di Derna e a volgere le sorti del conflitto in suo favore.

Il 10 giungo del 1805 viene quindi firmato un trattato di pace dal pasciá Yusuf Karamanli che decreta la fine delle ostilità.

Il conflitto che passerà alla storia come "Prima Guerra barbaresca" comincerà ufficialmente il 10 maggio del 1801, data in cui Tripoli dichiara guerra agli Stati Uniti.

I rapporti tra gli USA e il Nord Africa erano sempre stati tesi; Tripoli, Tunisi e Algeri appartenevano ufficialmente all'Impero Ottomano, ma rappresentavano di fatto delle potenze indipendenti, in cui la pirateria prosperava e veniva utilizzata come strumento per esigere tributi da parte degli Stati che intendevano attraversare le acque libiche e algerine.

Le navi proveniente dalle dodici colonie erano riuscite a sfuggire agli attacchi dei pirati finché avevano trafficato sotto la protezione della Royal Navy, ma a partire dal 1776 si trovano assolutamente indifese e incapaci di contrastare le suddette aggressioni.

Le trattative tra i Paesi cominciano nel 1786, anno in cui le due potenze giungono finalmente ad un accordo: gli Stati Uniti avrebbero versato un tributo annuale che ammontava intorno al milione di dollari affinché venissero evitati nuovi agguati.

I termini del contratto, però, cambiano nel 1801, quando Jefferson sale al soglio presidenziale. Il pascià di Tripoli, infatti, impone un incremento del tributo di più di 200.000 dollari affinché gli accordi stipulati in precedenza rimanessero validi.

Nonostante le insistenze del Congresso Jefferson si rifiuta comunque di acconsentire alle richieste del governo piratesco del Nord Africa. La reazione dei corsari non sarà amichevole: viene abbattuta l'asta della bandiera statunitense davanti al consolato americano, mettendo in atto una vera e propria dichiarazione di guerra.

Gli USA inviano quindi diverse navi della marina militare che si occupassero di proteggere i convogli mercantili, con l'ordine di attaccare tutti le imbarcazioni corsare che manifestassero le intenzioni di impedire il regolare svolgimento dei traffici commerciali.

Il pascià evita tutti gli scontri diretti con la flotta statunitense, consapevole dell'inferiorità dell'equipaggiamento bellico di cui disponeva, provocando una situazione di stallo del conflitto. La situazione si sblocca solo un anno dopo, quando gli americani inviano altre navi per preparare un blocco navale alla città di Tripoli.

Inizialmente i corsari riescono a difendersi dalle offensive statunitensi, ma dopo circa tre anni di scontri con esito alterno, la marina americana riesce a conquistare la città di Derna e a volgere le sorti del conflitto in suo favore.

Il 10 giungo del 1805 viene quindi firmato un trattato di pace dal pasciá Yusuf Karamanli che decreta la fine delle ostilità.

Fonti: 

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Prima_guerra_barbaresca

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Guerre_barbaresche 

Approfondimenti:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/USS_Philadelphia_(1799)

https://www.historynet.com/tag/yusuf-karamanli 

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