Il Coronavirus è razzista?

08.04.2020

In queste ultime settimane abbiamo assistito a cambiamenti di opinione repentini da parte delle classi dirigenti circa la gravità del Covid-19, ma le maggiori preoccupazioni dei politici non sono di carattere sociale, né sanitario, bensì economico. Andiamo a scoprire come il Coronavirus abbia messo in luce le disuguaglianze etniche nel mondo.

Scritto da Alessandro Averna

3 min.


Molti politici hanno basato le proprie campagne elettorali sull'odio verso le altre etnie, giustificando sempre il proprio pensiero tramite argomentazioni rassicuranti per il cittadino medio, rifiutando l'appellativo di "razzista", ma è durante le crisi che i veri pensieri vengono illuminati.

Non solo in Italia, ma anche negli Stati Uniti, certuni, spesso da importanti scrivanie, hanno definito il Nuovo CoronaVirus-19 con il termine "Influenza cinese", nel tentativo di etnicizzare la malattia, al fine di costruire la rappresentazione fisica di un vero nemico di questa "guerra", come chiamano la pandemia gli stessi: lo straniero, il diverso.

È infatti l'indifeso richiedente asilo che avrebbe potuto portare la malattia in Italia, come sosteneva chi avrebbe voluto chiudere i porti, un modo, insomma, per poter ritornare alla carica con la propria propaganda perpetua, in un momento in cui le vicende di carattere scientifico-sanitario rendono impraticabili le passerelle politiche.

Ma costoro non hanno torto sotto ogni aspetto, è vero: il virus si muove meglio tra le classi più disagiate, infatti, nonostante tutti gli uomini, almeno per questo, indipendentemente dall'etnia sono ugualmente suscettibili a contrarre la malattia, nei fatti ciò non è vero, in quanto gran parte delle classi più disagiate è composta da coloro che spesso lo Stato cerca di ignorare, tra cui troviamo, in larga misura, gli stranieri.

È forse un caso allora che negli Stati Uniti, due governorati, che hanno reso federali i propri dati sull'espansione del Covid-19, riportino che la metà degli infettati sia afro-americano, quando questi ultimi ricoprono meno di un terzo della popolazione totale? Stiamo parlando del Nord Carolina e dell'Illinois, stato contenente Chicago, nota città industriale americana, dove vi è una delle maggiori presenze dense di afroamericani.

Come abbiamo detto ogni uomo, indipendentemente dalla sua etnia e a parità di quadro clinico, è ugualmente esposto al contagio, pertanto abbiamo delle spiegazioni razionali al perché vi sia una così grande discrepanza di percentuali tra numero di infetti e residenti afroamericani: ragioni economiche, ovviamente.

Infatti, date le precedenti premesse, dobbiamo capire che il numero di infetti è direttamente proporzionale al numero di indigenti, tra le cui fila vi sono prevalentemente afroamericani. Questi, a causa della discriminazione sociale ed economica imposta dal modello americano, non sono in grado di accedere coi propri mezzi alle polizze sanitarie, non ricevendo quindi le essenziali cure mediche volte non solo alla cura, ma anche alla prevenzione del Coronavirus. Spieghiamoci meglio: costoro non hanno solo il problema dell'accesso a un tampone che dia la diagnosi, ma sono anche clinicamente più esposti al contagio, in quanto non potendo raggiungere le cure sanitarie posseggono quadri clinici più gravi rispetto al resto della popolazione. (E per i tecnicismi riguardanti il sistema sanitario americano e come agisca un virus vi rimandiamo ai nostri articoli a riguardo).

Oltre a condizioni cliniche più gravi è il caso di parlare anche delle condizioni lavorative più disagiate degli afroamericani: la maggior parte di questi sono operai, ergo continuano ad avere contatti col mondo esterno, rimanendo veicolo e incubatore della malattia.

L'argomento non è passato totalmente inosservato, infatti a Washington diversi senatori democratici, tra cui l'ex concorrente alla leadership democratica, la senatrice Warren, hanno puntato la luce sulla questione, richiedendo un intervento federale, che però non potrà neanche lontanamente essere concepito finché tutti i singoli stati non forniranno dati statistici più esplicativi e più confermanti l'evidente stato di disagio in cui versa una minoranza numerosa della popolazione americana.

In precedenza, da qualche benpensante, era stato detto che il Covid-19 avrebbe assunto funzioni di livella sociale, espressione alquanto ambigua visto che l'unico effetto che sta avendo, e che avrà, negli States è quello di sradicare e decimare il numero di indigenti, maggior parte dei quali ricordiamo essere di colore.

Questa situazione è unicamente frutto delle politiche adottate dal paese in passato: in primis, alla base economica, la creazione di un vastissimo divario tra i ricchissimi e i poverissimi, in secondo luogo, alla base sociale, con le campagne passate di discriminazione sociale, infine, alla base politica, con le iniziative di privatizzazione del sistema sanitario.

Fonti e approfondimenti:

https://www.theguardian.com/world/2020/apr/08/its-a-racial-justice-issue-black-americans-are-dying-in-greater-numbers-from-covid-19 

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30792-3/fulltext 

https://www.propublica.org/article/early-data-shows-african-americans-have-contracted-and-died-of-coronavirus-at-an-alarming-rate 

https://nonprofitquarterly.org/covid-19-using-a-racial-justice-lens-now-to-transform-our-future/ 

https://ilgiornaledeigiovani.webnode.it/l/il-sistema-sanitario-americano-facciamo-chiarezza/ 

https://ilgiornaledeigiovani.webnode.it/l/quanto-ne-sapete-sui-vaccini/ 

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