Il crollo del ponte sul Magra
Albiano Magra: nel giro di pochi istanti un ponte di quasi 300 metri si sbriciola completamente. Come può un'infrastruttura del genere sparire nel nulla da un momento all'altro? Incuria e debolezze progettuali: è ciò che si dovrebbe evitare.
Scritto da Federico Catania
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Albiano Magra (Massa-Carrara) giorno 8 aprile 2020, sono le dieci di mattina di un giorno primaverile e improvvisamente il ponte che attraversa l'alveo del fiume Magra per raggiungere Caprigliola crolla per intero, non si salva nessuna delle cinque campate e restano in piedi soltanto le pile. Sarebbe stata una tragedia di enormi dimensioni se non fosse stato per il traffico ridotto, dovuto alle restrizioni dell'emergenza COVID-19. Il bilancio complessivo è di sole due persone coinvolte, con i rispettivi automezzi, delle quali solo una ferita. Numeri irrisori se consideriamo che il cedimento ha coinvolto per intero un ponte lungo circa 260 metri. Facciamo un passo indietro, chiediamoci come sia possibile che una struttura di tali dimensioni si sbricioli quasi nel tempo di un battito di ciglia, ma soprattutto perché in Italia continua a succedere?
Per rispondere a questi interrogativi sicuramente si possono stendere fiumi d'inchiostro, ma è evidente che in Italia attualmente c'è una pessima gestione del patrimonio infrastrutturale, soprattutto per la scarsa manutenzione effettuata. La situazione diventa grottesca se si torna all'autunno 2019: sull'impalcato del ponte era apparsa una vistosa fessurazione, prontamente segnalata ai tecnici responsabili dell'ANAS che hanno effettuato un tempestivo intervento di ripristino del manto stradale. 3 novembre 2019 "Si apre una crepa nel ponte di Albiano: riparata in tempi record" questo è il titolo di un articolo pubblicato sui quotidiani locali. Poco più avanti si legge "Al termine dei controlli tuttavia il personale di ANAS ha concesso il via libera alla circolazione delle auto sul ponte avendo decretato l'assenza di rischi di crollo della struttura". Se davvero stanno così le cose si evidenzia qualcosa di più imbarazzante della sola scarsa manutenzione, cioè l'incapacità tecnica da parte dei periti incaricati di saper individuare la potenziale pericolosità di un quadro fessurativo su una struttura in cemento armato. Sicuramente sarà compito dei giudici indagare al riguardo, però possiamo leggere le testimonianze dell'amministratore delegato della Itec Engineering, Roberto Vallarino, esperto che opera in Italia e all'estero nella progettazione e nella costante verifica delle strutture esistenti. Lui e i suoi collaboratori attraversavano spesso il ponte in questione e già in passato avevano notato vibrazioni anomale quando erano fermi in coda, addirittura c'è chi racconta che sembrava quasi di ballare su quell'impalcato. Strutture di questo tipo non sono progettate per vibrare in questo modo.
Il ponte è stato progettato a inizio Novecento dall'ingegnere bolognese Attilio Muggia ed è stato messo in cantiere tra il 1906 e il 1908. Dopo il secondo conflitto mondiale è stato ripristinato in seguito ai danni subiti in guerra. Si tratta di una serie di archi incernierati alla base (le pile), che reggono dei puntoni verticali compressi in calcestruzzo aventi la funzione di reggere a loro volta la sede stradale. Uno schema statico che riprende lo stile dell'ingegnere svizzero Robert Maillart (1872-1940). Sottili archi che permettono di risparmiare sul costo della centina e sul peso del getto di calcestruzzo, che forniscono anche una forma slanciata, esteticamente gradevole e avveniristica per l'epoca. Queste opere erano sicuramente figlie di brillanti progettisti, capaci di sperimentare e osare con un materiale ancora non pienamente conosciuto, però ad oggi mostrano tutti i loro lati negativi. Nei progetti odierni si cerca di evitare i potenziali collassi globali, mentre con schemi statici come quello di Albiano sul Magra basta che uno degli archi collassi per sbilanciare le tensioni in gioco alla base degli altri archi. Le spinte orizzontali all'appoggio si contrastano ed annullano fra arco e arco, quindi al venir meno di un solo elemento cede l'intera struttura. Sicuramente i tecnici condurranno ulteriori indagini, che faranno luce sull'origine del collasso.
La manutenzione minuziosa di strutture di questo tipo, così ardite ma allo stesso tempo fragili, è estremamente necessaria per allungarne la vita utile e garantire standard di sicurezza. Non sono trascorsi ancora due anni dalla tragedia del ponte Morandi sul Polcevera e dimostriamo ancora come Paese l'incapacità nella gestione delle infrastrutture, offuscando l'immagine stessa dell'Italia. Crolli rovinosi sempre più ormai assurti a metafora del declino economico del sistema Italia.
Fonti:
https://www.lanazione.it/massa-carrara/cronaca/ponte-crollato-1.5099769
https://www.lanazione.it/massa-carrara/cronaca/ponte-crollato-albiano-1.5101061