Il Natale di Roma

21.04.2020

Ci sono diverse ipotesi circa la fondazione di Roma, non solo riguardo la storia mitica, ma anche per quanto concerne la data stessa. Quel che tutte le fonti attestano, però, è che la città di Roma è stata fondata all'insegna dell'accoglienza, non da autoctoni, ma da esuli, i quali una messa in piedi la città si sono serviti di altra gente straniera per popolare il luogo, conferendo ai primi immigrati il ruolo di Senatori, come scritto da Eutropio.

Scritto da Alessandro Averna 

3 min.

Oggi, infatti, è il 21 Aprile 2773 Ab Urbe Condita, quindi esattamente 2773 anni, nel 753 a.C., secondo la convenzione decretata dell'intellettuale Marco Terenzio Varrone e accettata dai più, sarebbe stata fondata la città di Roma, l'Urbe.

Tito Livio è la principale fonte a riguardo e dedicherà diversi libri iniziali della sua opera principale (Storie dalla fondazione dell'Urbe).

La Storia della fondazione della città eterna inizia in Asia minore, presso Troia, patria dell'eroe Enea. Su ciò tutte le fonti concordano e Livio tiene a precisarlo: Enea sarebbe scappato da Troia e sarebbe giunto sulle coste del Lazio, dove, a contatto con i popoli locali si sposa con la figlia del re Latino per stringere alleanza con lui.

Enea fonderà quindi una città, Lavinio, dal nome della moglie, con la quale avrà un figlio di nome Ascanio, anche se molti, come lo stesso Virgilio, riterranno che Ascanio fosse sì figlio di Enea, ma non di Lavinia. Tito Livio precisa anche questo iniziando a usare la sua tattica storiografica: la presentazione di diverse ipotesi. Ascanio, dal momento che la città di Lavinio è sovrappopolata, partirà portandosi dei coloni e fonderà Alba Longa, determinando il confine tra territorio dei latini e degli Etruschi sul fiume Albula, col nome latino, Romum, col nome etrusco.

Si susseguiranno diverse generazioni dei figli di Ascanio, tra cui il re Tiberino Agrippa, il quale morirà annegato nel fiume Albula, che da allora si chiama Tiberim (Tevere). Si arriva quindi al re Proca Silvio, che sul letto di morte lascia al figlio maggiore, Numitore, il trono, ma questi viene esautorato dal fratello minore, Amulio, il quale fa uccidere i suoi figli e rende sacerdotessa la figlia femmina, Rea Silvia.

Questa genera due figli da un'unione col dio Marte, Romolo e Remo, i quali vengono abbandonati in una cesta sul fiume Tevere e allevati da una lupa nei pressi del colle Palatino. Una volta cresciuti torneranno ad Alba Longa in testa a un esercito per rimettere sul trono Numitore, loro nonno, ma desidereranno fondare una nuova città, laddove erano stati allevati.

Essendo gemelli non si potrà dare il potere all'uno o all'altro per primogenitura, così si affideranno a un presagio: Remo vede per primo 6 uccelli, mentre Romolo li vedrà dopo, ma saranno il doppio. Così scoppia una lite tra le due fazioni durante la quale Romolo ucciderà il fratello. Più folkloristica è invece la tradizione secondo cui, stabiliti i limiti sacri della città da Romolo, Remo li avrebbe attraversati senza permesso venendo ucciso dal fratello, che dirà "Così, lo stesso succederà a chiunque provi a oltrepassare le mie mura", le mura della città di Roma.

Fonte e approfondimenti: Ab Urbe Condita Libri I, Livio

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