Il terremoto dell'Aquila

06.04.2020

Undici anni fa si svolgeva una delle più grandi catastrofi della storia italiana moderna: il terremoto dell'Aquila. Ancora oggi gli italiani manifestano la loro vicinanza ai parenti delle vittime con un lumino acceso sul balcone, che riscalda i cuori e trasmetta affetto. 

Scritto da Silvia Giunta 

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La notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 rimarrà un ricordo indelebile per i cittadini del capoluogo abruzzese. Intorno alle 3.30 del mattino la terra comincia a tremare: viene registrato un terremoto di magnitudo 6.3, con epicentro tra Roio Colle, Genzano e Collefracido. L'intensità della scossa è talmente elevata da essere avvertita anche nel Lazio, nelle Marche, e persino a Napoli. L'Abruzzo è senza dubbio la regione più colpita, ma la paura pervade buona parte dell'Italia centrale in quelle ore terribili.


I danni provocati da questa calamità sono estremamente elevati. Le vittime del sisma ammontano a 309 deceduti, 1680 feriti e circa 80.000 sfollati, per non contare le perdite in ambito artistico e culturale.


Negli scorsi dieci anni questa tragedia è sempre stata commemorata con eventi che hanno raccolto adesioni da tutto il territorio nazionale, e nemmeno quest'anno, nonostante la pandemia in corso, gli abruzzesi hanno intenzione di rinunciare a ricordare le vite che sono andate perdute a causa del terremoto; è per questo motivo che questa notte i balconi dell'Aquila si sono accessi della luce delle candele che gli abitanti in quarantena hanno esposto, in segno di lutto e di rispetto. 

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