Italiani, brava gente?
Il 21 maggio del 1937 si consuma una terribile strage ad opera del regime fascista, che passerà alla storia come "Massacro di Debre Libanos". In questa occasione perderanno la vita circa 450 persone, a causa dell'insensata ambizione di un solo uomo.
Scritto da Silvia Giunta
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Gli eventi che porteranno all'eccidio che si verificherà nei pressi del monastero copto di Debre Libanos sono da ricondurre all'attentato che era stato programmato dai nativi ai danni del vicerè che gli era stato imposto dagli italiani: Rodolfo Graziani.
Nella mattinata del 19 febbraio del 1937, infatti, due giovani etiopi, Abraham Deboch e Modus Asghedom, avevano provato ad assassinare Graziani in occasione di una cerimonia ufficiale presso il Palazzo Guennet Leul di Addis Abeba. L'episodio aveva causato una repressione durissima nei confronti della popolazione della capitale, e aveva fornito una scusa agli italiani per irrigidire ulteriormente il controllo della polizia sui nativi.
La vicenda, comunque, non sarà lasciata da parte. All'indomani del tentativo di omicidio di cui Graziani era stato vittima, infatti, comincia un'inchiesta che aveva lo scopo di individuare i colpevoli e anche i complici dell'attentato.
Dopo pochi giorni dall'inizio delle indagini, l'avvocato Olivieri viene incaricato di redigere una relazione sui risultati della grossolana e superficiale investigazione cui gli italiani avevano dato luogo. Dalle ricerche scaturiranno informazioni di dubbia provenienza e correttezza, che tuttavia permetteranno ad Olivieri di ricostruire le presunte dinamiche dell'attentato.
Sulla base di questi dati l'avvocato mette in luce che probabilmente gli attentatori godessero di un appoggio molto vasto, incluso quello dei servizi segreti britannici, e che, in caso di successo, la morte di Graziani sarebbe stato il segnale per un'insurrezione generale di Addis Abeba.
Inoltre, secondo le fonti di Olivieri, i due esecutori durante i primi giorni del mese di febbraio avrebbero raggiunto il monastero di Debra Libanos, dove si sarebbero esercitati nel lancio di bombe a mano, con la complicità dei monaci residenti.
Non dovrà trascorrere molto tempo affinchè Graziani impartisca l'ordine che avrebbe portato all'uccisione di centinaia di monaci innocenti. Egli incarica infatti Pietro Maletti di <<passare per le armi>> tutti i monaci indistintamente.
Il 21 maggio vengono quindi fucilati 297 monaci e 23 laici che erano stati giudicati complici dell'attentato. Riescono a sfuggire alla repressione soltanto alcuni giovani diaconi, i maestri e diversi membri del personale. Maletti aveva infatti ricevuto l'ordine di trattenerli in alcune chiese vicine per interrogarli a seguito della chiusura del monastero.
In soli tre giorni, però, il vicerè cambierà nuovamente idea, e anche i sopravvissuti all'eccidio del 21 maggio verranno condannati a morte e giustiziati, portando il numero delle vittime della follia italiana a 449.
Il titolo è una citazione dell'omonimo libro di Angelo Del Boca
https://www.giornaletrentino.it/il-massacro-di-addis-abeba-vergogna-dell-italia-1.2268012
Approfondimenti
https://www.patriaindipendente.it/idee/editoriali/affile-e-il-macellaio-di-etiopia/