(IV) Archimede ritrovato

25.05.2020

Fare qualcosa di buono, per quanto difficile e accessibile a non molte persone, può non dare risultati immediati: vale per la conoscenza, per l'azione sociale, per la costruzione di una cattedrale. È questa una ragione sufficiente per non farlo? Il progresso non è la creazione di una singola mente geniale, ma il risultato del lavoro tenace e innovativo, passo dopo passo, di molti individui dispersi nello spazio e nel tempo.

Scritto dal prof Giuseppe Ventimiglia


Si è forse capito che il vero motivo dell'alto valore del nostro manoscritto sta non tanto in quello che vi si legge, ma, paradossalmente, in quello che è stato cancellato. Il già citato studioso Ludwig Heiberg, all'epoca uno dei massimi esperti di matematica antica, attratto dalla notizia che in uno dei manoscritti conservati al Metochion si intravedevano righe di scrittura di un testo matematico, si recò a Costantinopoli e con i semplici strumenti disponibili agli inizi del '900, una lente di ingrandimento e le fotografie, scoprì che quelle righe appartenevano ad un'opera di Archimede fino ad allora ignota: la lettera ad Eratostene sul Metodo. Scoprì anche altri testi archimedei, tra cui il cosiddetto Stomachion, un gioco simile al Tangram.

Poi, da quel pomeriggio di fine ottobre del 1998, il restauro e lo studio accurato e condotto con metodi avanzatissimi del 'Palinsesto di Archimede' hanno permesso di leggere i testi cancellati, ma ancora parzialmente visibili, di altre opere e altri autori dell'antica Grecia, oltre Archimede, rendendo così ancora più pregiato il manoscritto che era stato acquistato per una cifra cospicua.

Uno degli indicatori del successo di un autore antico, greco o latino, è la quantità di manoscritti che hanno tramandato nei secoli le loro opere, a testimonianza di una lettura assidua da parte di lettori di epoche diverse e soprattutto della loro presenza nel panorama dei libri di scuola, con cui venivano educati i giovani. Di Omero sono giunti fino a noi centinaia di manoscritti, tra interi e parziali, e alcuni fogli di papiro contenenti brani tratti dall' Iliade o dall' Odissea risalgono al 3° secolo a.C. e potrebbero essere passati persino tra le mani di Archimede! Molto simile la fortuna di alcuni autori latini come Cicerone e Virgilio, amati sia dai lettori pagani che dai lettori cristiani.

Al contrario, le opere di Archimede ebbero una diffusione limitata: troppo tecniche e destinate ad un pubblico di specialisti e appassionati di matematica. Sotto un certo profilo si può considerare stupefacente proprio il fatto che, nonostante tutto, un certo numero di scritti archimedei abbia superato le traversie della trasmissione dei testi antichi, grandissima parte dei quali non è sopravvissuta. E il ritrovamento della lettera sul Metodo, per le circostanze in cui è avvenuta, è doppiamente stupefacente.

Questa storia singolare, di cui si è narrato solo qualche dettaglio, suggerisce alcune riflessioni: anzitutto, l'imprevedibilità dei casi umani e degli oggetti che ci circondano, alcuni dei quali, come i libri, lungi dall'essere inerti e insignificanti, accumulano a loro volta una storia, che anno dopo anno, secolo dopo secolo, finisce col diventare una complessa e bella storia.

In secondo luogo, l'idea che più una cosa viene usata, e riutilizzata, o riciclata se si vuole, più è probabile che sopravviva a lungo: un esempio controintuitivo per la nostra epoca fatta di un'infinità di cose 'usa e getta'. Forse, senza la necessità dei monaci di riutilizzare il vecchio manoscritto per comporne uno nuovo, della lettera di Archimede si sarebbero perse le tracce per sempre.

Terzo: la scoperta del Metodo di Archimede, di per sé, non ha dato un contributo al progresso della matematica come scienza, che agli inizi del XX secolo era già arrivata molto oltre le scoperte di Archimede. Ha permesso invece di capire quanto avanti si fosse spinto Archimede nello sviluppo della matematica, e quanto quel livello rimase ineguagliato per molti secoli dopo. Ma il grande sviluppo moderno della matematica, a partire dal XVI secolo, si è innestato sulla lettura e la riflessione degli scritti dei matematici antichi, principalmente di Archimede. Ciò testimonia, se ce ne fosse il dubbio, che il progresso della conoscenza è un'opera collettiva, in cui ciò che è venuto prima, anche se superato da secoli, non è detto che abbia esaurito il suo compito e possa andare definitivamente perduto. Altrimenti, ogni volta il genere umano dovrebbe ricominciare da capo.

Infine, lo studio del palinsesto di Archimede ha coinvolto molti specialisti di campi diversi, sia umanisti che scienziati: testimonianza lampante che quando si tratta di affrontare un problema complesso, occorre il contributo di tutti, e che la presunta separazione tra le cosiddette 'due culture' è una delle invenzioni ideologiche più sballate di sempre.

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