La guerra civile spagnola
La situazione politica spagnola della prima metà del 900' è molto instabile: forze conservatrici e progressiste si alternano di anno in anno senza riuscire a dare al paese una forma ben definita.
Scritto da Alessandro Averna
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Nel 1936 alle elezioni di Febbraio vince il partito di stampo marxista, il Fronte Popolare, opposto alla Falange Spagnola di Antonio di Rivera, figlio di Miguel, già dittatore fino a 6 anni prima. Per via della situazione politica instabile nel Fronte Popolare confluiranno anche i moderati, con lo scopo di creare un governo di unità nazionale, ma in estate la situazione implode e le milizie di stanza in Marocco si sollevano contro il governo di Madrid, venendo emulate da molti altri reparti in madrepatria. Nelle città a prevalenza operaia questo tumulto viene represso sul nascere, in quanto gli operai si uniranno alle forze repubblicane contro i nazionalisti della Falange, in questo modo resisteranno Barcellona, Santander, Malaga e la stessa Madrid, ma tutta la Galizia e la Castiglia sono già fedeli alle forze nazionaliste.
Quello che doveva essere quindi un golpe diventa vera e propria guerra civile, anche se nemmeno questo termine è corretto, in quanto non sarà solo una guerra tra spagnoli, poiché, specialmente dal lato dei nazionalisti, arriverà un forte supporto esterno alla Spagna, precisamente da Italia e Germania, che schiereranno quasi 90mila uomini inviati come "volontari". Famoso poi il bombardamento di Guernica, ad opera dell'aviazione dell'asse, che Picasso ha rappresentato nella sua opera omonima.
Lo stallo viene quindi superato, i nazionalisti, guidati da Francisco Franco, riescono a sbaragliare quasi ovunque i nemici politici finché, il 1o Aprile, l'ultima resistenza repubblicana comunica la resa e Franco viene nominato Caudillo di Spagna, dal latino "capitellum", vezzeggiativo di "caput"