La liberazione di Dachau

29.04.2020

Fino a dove può arrivare la crudele follia dell'uomo? In guerra le scene crude sono molteplici, il soldato è abituato a vedere la morte attorno a sé, e ad essere veicolo per la stessa, ma quando il 29 Aprile 1945 i soldati americani entrarono a Dachau, piansero come bambini.

Scritto da Alessandro Averna

2,5 min.


È la fine di Aprile del 1945, i nazisti sono alle corde: da ovest, da est, da sud avanzano truppe a loro nemiche. L'Italia è perduta, anche la Francia, per non parlare dell'Europa dell'est. A Berlino lo stesso Hitler ha capito che la fine si avvicina, così sposa la sua amante Eva Brown e si prepara al suicidio, che avverrà l'indomani. A Caserta i tedeschi firmano la resa per quanto concerne la penisola italiana. Ormai la sfida non è più tra nazisti e antifascisti, ma tra russi e americani. L'obiettivo? Occupare più territori nazisti da aggiungere alla propria sfera.

I sovietici hanno già liberato Auschwitz il 27 Gennaio, sanno già cosa si trova in questo genere di campi, e proprio in questi giorni del 1945 stanno assediando Berlino, che cadrà il 2 Maggio. Gli Alleati devono correre, la Baviera ora è l'obiettivo principale.

A Dachau, tra i nazisti, vi è la confusione più totale, si succedono 4 capi del campo negli ultimi 3 giorni; uno di loro, Max Ulich, proporrà la resa, ma sarà subito esautorato, perché l'ordine che arriva da Berlino è resistere, ma resistere mentre si fanno sparire le prove di uno sterminio. Vengono organizzate le marce della morte, per sgomberare parte dei prigionieri dai campi polacchi, vengono uccisi sul posto gli inabili a partire, e questi prigionieri, deportati nella deportazione, giungono anche a Dachau. Ma da qui non si può fuggire, la Baviera è accerchiata, l'unico modo per eliminare le prove sarebbe quella di uccidere tutti i prigionieri, ma i forni di Dachau non sono in grado di smaltire i corpi in così poco tempo.

Si iniziano a vedere gli americani accampati davanti al campo e la mattina del 29 Aprile 1945 questi decidono di entrare nel lager dove li accolgono 32mila prigionieri. Fuori dal campo infuria la battaglia tra americani e nazisti, finché un carro statunitense spara un colpo al muro di cinta. Le SS di guardia sulle torrette scendono a mani alzate, i prigionieri escono dal campo elogiando i liberatori e si lasciano a violenze nei confronti degli oppressori, senza che nessuno li fermi.

Gli stessi americani, disgustati da quel che hanno visto nel campo uccidono sommariamente qualche soldato nazista già arresosi, ma le nefandezze scoperte non sono sopportabili nemmeno da chi sopportato il D-day: baracche contenenti 250 uomini l'una, treni merci pieni di cadaveri da essere smaltiti, prigionieri a cui scoppiava lo stomaco dopo aver ricevuto il cibo dai liberatori, stanze dove si eseguivano esperimenti su cavie umane.

Gli Alleati accendono i forni per smaltire i cadaveri dei prigionieri, ond'evitare lo svilupparsi di epidemie, quindi fanno entrare i fotoreporter per prendere nota di cosa hanno davanti e inoltre decidono di far marciare la popolazione della città di Dachau dentro al campo, per fargli capire accanto a cosa hanno vissuto.

E piangono, piangono tutti mentre scavano fosse comuni, prestano cure ai sopravvissuti o semplicemente si rendono conto di cosa era successo. Finita la guerra il campo diviene una prigione di soldati nazisti, la stessa Dachau diviene una succursale del Tribunale di Norimberga e si eseguono migliaia di processi. Molti nazisti saranno condannati a morte e i loro corpi verranno cremati proprio nei forni di Dachau, accesi in quell'occasione per l'ultima volta.

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