Si può durante la crescita essere se stessi?

06.05.2020

Nascere in un corpo femminile o maschile crea forti appartenenze fin dalla prima infanzia, ricevendo opportunità e risorse ma anche vincoli e impedimenti.

Scritto da Alessia Loi

4,5 min.


Le regole e le divisioni di genere si apprendono negli anni più significativi, durante l'infanzia la richiesta di modelli a cui adeguarsi è più forte che in altre fasi della vita. Nelle reazioni dei genitori e poi degli insegnanti, attraverso il linguaggio, attraverso gli atteggiamenti condivisi, nei comportamenti quotidiani, si assimilano le regole della società in cui si cresce.

La psicologia dello sviluppo ha dimostrato che, i bambini e le bambine, guardano agli adulti di riferimento del loro genere per modellare se stessi.

Sulle tutine se sono rosa compare scritto carina, testarda, dolce, graziosa, innamorata e bella. Se azzurre coraggioso, forte, robusto, vigoroso, furbo, birichino, determinato, cool e abile. Una società che scrive e prescrive in questo modo gli aggettivi adatti a una femminuccia o a un maschietto non ha alcun interesse a concedere loro la possibilità di decidere in piena autonomia che tipo di persona vogliono diventare.

Ma analizziamo parte del loro apprendimento. Molte fiabe provengono da un mondo convenzionale, erano destinate alla trasmissione della conoscenza e alla riaffermazione dei valori tradizionali. Una lettura consapevole dei classici della letteratura non chiederebbe di eliminarli ma di discuterli. I personaggi delle fiabe sono espressione simbolica dei valori e delle regole base del funzionamento della società.

Ne La bella e la bestia la bestia è crudele con la donna e la isola dal mondo ma lei lo ama comunque, e alla fine il suo amore lo trasforma in un uomo buono (è il mito "io ti salverò", il falso insegnamento che l'amore romantico sia onnipotente). Biancaneve si fa subito in quattro per accudire i nani, e nessuno dubita che tocchi a lei. Ne La sirenetta Ariel sceglie di rinunciare alla propria voce e al proprio modo di vivere sulla terraferma, per sposare l'uomo che ama. «Ho tenuto in serbo la tua ombra, spero non sia sgualcita. Va cucita, lo faccio io, è un lavoro da donna.», con queste parole Wendy si rivolge a Peter Pan la prima volta che lo incontra. È affetta dalla sindrome della crocerossina, da compagna si fa infermiera e mamma.

Molti penseranno che sono cose del passato, oggi le principesse non sono più donnine obbedienti, ma ragazze emancipate, agguerrite e piene di talento (Merida, Mulan, Elsa...). Un cambiamento positivo ispirato dai princìpi della parità di genere. Nella pratica però lo spazio riservato alle figure femminili è diminuito. Lo dimostra uno studio delle linguiste americane Fought e Eisenhauer, svelando che i film prodotti dagli anni Novanta in poi sono dominati da personaggi maschili.

Inoltre molti "nuovi" libri per l'infanzia con "nuove" protagoniste celebrano le loro eroine per difetto. "Non è fantastico che una ragazza faccia certe cose?", sembrano dire, implicando che sono un'eccezione deviante e non un'ispirazione da seguire.

Altro campo di contrasto è il commercio. Fin dall'ingresso dei negozi di giochi o nei reparti c'è una rigida divisione per bambini e per bambine ma quando si nega a un bambino un giocattolo perché "è un giocattolo da femmina, tu sei maschio", gli si fa violenza.

I Lego negli anni Settanta-Ottanta erano unisex ed il motto recitava: "La voglia di creare è forte in tutti i bambini. Maschi e femmine. È l'immaginazione che conta, non l'abilità. Costruisci quello che ti viene in mente, nella maniera che desideri. Un letto o un camion. Una casa delle bambole o un'astronave. A molti bambini piacciono le case delle bambole: sono più umane delle astronavi. A molte bambine piacciono le astronavi: sono molto più emozionanti delle case delle bambole. La cosa più importante è mettere nelle loro mani il materiale giusto e lasciare che creino qualsiasi cosa preferiscano". Adesso si differenziano in ambientazioni da maschio e da femmina. Il maschio è dottore, la femmina è infermiera. Le bambine possono finalmente costruirsi il proprio mondo, a forza di mattoncini rosa.

Chicco offre una cucina che è proprio come quella della mamma. Sfogliando i cataloghi della Toys si nota subito che tutto è diviso su base cromatica, tutto esiste in due varianti: dinosauri da colorare vs principesse da colorare.

Lei penserà a farsi bella, lui a fare goal

Lei cercherà tenerezza, lui avventure.

Lei si farà correre dietro, lui invece ti cercherà

Così piccoli, già così diversi.

Sembra una parodia ma è il concept 2015 dei creativi e del marketing director della Huggies, azienda che produce pannolini per neonati. Anche lo yogurt, il dentifricio, il deodorante, per non parlare di zainetti e matite colorate: inni silenziosi agli stereotipi sessisti, cui milioni di acquirenti aderiscono senza pensarci troppo.

E lo stile relazionale? Nel nostro linguaggio si insegna ancor oggi a un bambino che non deve "fare la femminuccia" (ritenuto per lo più un grave insulto), e se una bambina è vitale si dice che è "un vero maschiaccio" (in tono meno grave, quasi divertito). Una pressione costante che condanna alla paura di non essere all'altezza.

«La cosa peggiore che facciamo ai maschi - spingendoli a credere di dover essere duri- è che li rendiamo estremamente fragili. Più un uomo si sente costretto ad essere un duro e più la sua autostima sarà fragile. E poi facciamo un torto ben più grave alle femmine, perché insegniamo loro a prendersi cura dell'ego fragile dei maschi» ribadisce Simona Sforza in Femminismo necessario.

È probabile che occorrerà un buon numero di generazioni per superare l'impatto determinato da una mappa di regole confermate nei secoli, ma il percorso è iniziato. I cambiamenti ci sono e sono tanti, ma non bastano a far dimenticare quanto rimane fermo, inchiodato a schemi immutati.

Approfondimenti:

https://www.google.com/amp/s/www.internazionale.it/opinione/chiara-lalli/2015/03/31/amp/teoria-gender-diritti 

https://www.google.com/amp/s/www.focus.it/amp/cultura/curiosita/i-personaggi-femminili-disney-parlano-meno-di-quelli-maschili 

https://www.internazionale.it/opinione/laurie-penny/2011/05/13/il-culto-delle-principesse-non-e-una-favola 

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