Storia del Brasile

22.04.2020

Il Brasile è un paese che, ancora oggi, si trova in una situazione estremamente complicata. Povertà, disordini e divario sociale lo caratterizzano in larga parte, ma come ci siamo arrivati? Qual è la storia di questo paese tanto ricco di bellezza e cultura, quanto pieno di disagi?

Scritto da Silvia Giunta

4 min. 


Le coste meridionali dell'America del Sud sono abitate già da più di 60.000 anni. I primi insediamenti appartengono a diverse popolazioni, ognuna caratterizzata da cultura, tradizioni e leggi specifiche. I gruppi etnici più rilevanti, agli albori del XVI secolo erano Tupi-Guarni, Macro-Jě e Aruaque.

Poco si sa di questi popoli, ma le vicende storiche che vedono come protagonista il Brasile diventano più chiare e definite a partire dal 22 aprile del 1500, data in cui, Pedro àlvares Cabral giunge all'odierno Porto Seguro e scopre ufficialmente il Brasile.

La colonizzazione del paese, tuttavia, viene avviata ufficialmente solo nel 1530. Nel 1532 viene fondata São Vicente, la prima città di origine portoghese sul territorio sudamericano.

A partire dal 1600 vengono introdotte le coltivazioni di canna da zucchero e tabacco, a Bahio e a Rio de Janeiro, e la conseguente "importazione" di centinaia di migliaia di schiavi neri, che avevano il compito di integrare il lavoro dei nativi, ormai numericamente insufficienti per sopperire alle necessità di un ritmo di coltivazione di questo genere. Verso la fine del XVII secolo vengono anche scoperti dei giacimenti auriferi nella regione del Minas Gerais.

Le numerose risorse di questo territorio attirano l'attenzione di diverse potenze Europee: sia Francia che Olanda tentano di accaparrarsi almeno una parte della colonia portoghese, ma i francesi prima, e gli olandesi poi, saranno costretti a capitolare.

Il governo portoghese non sarà esente da critiche e opposizioni, anche violente, e si troverà più volte a dover fronteggiare delle insurrezioni, nate per lo più a seguito delle eccessive imposizioni fiscali, come nel caso del movimento dell'Inconfiděncia Mineira, i cui esponenti si rivolgono contro il Portogallo, con l'obiettivo di eliminare la dominazione straniera e instaurare uno Stato Indipendente. La rivolta viene repressa, e i capi del movimento soppressi, ma l'ideologia portante rimane.

Un'altra insurrezione si scatenerà poco più tardi nel territorio di Bahia, coinvolgendo questa volta le fasce più umili della popolazione, inclusi schiavi neri e mulatti. Questa volta la richiesta degli insorti era ben diversi: essi pretendevano l'abolizione della schiavitù e l'istituzione di una Repubblica Bahiana, che prevedesse un governo egualitario. Le istanze di questa rivolta verranno solo in minima parte soddisfatte con l'abolizione, nel 1775, della schiavitù degli indios.

Dopo anni di sommosse, il Brasile ottiene, in via definitiva, la separazione dal Portogallo il 7 settembre 1822, quando il figlio del sovrano Portoghese, Pietro, ne dichiara l'indipendenza. Nonostante la contrarietà dell'alta società dell'ex madrepatria, Pietro verrà nominato Pietro I del Brasile, e prenderà il controllo del neonato Impero Brasiliano, che assumerà la forma di una monarchia costituzionale.

Il paese comincia quindi a svilupparsi anche sul versante economico, in particolare grazie all'introduzione, nel 1860, delle colture di caffè, che supereranno ben presto anche quelle di tabacco e canna da zucchero.

Nel 1889 scoppia un'ulteriore rivoluzione non violenta, che permette l'instaurazione della Repubblica senza versamento di sangue. Il Brasile approva, a questo punto, una costituzione federale. Il primo presidente in carica sarà Deodoro De Fonseca, il leader politico che aveva guidato il colpo di stato del 1889.

Dalla proclamazione del regime repubblicano, fino al 1926, il Brasile vive un periodo felice, anche grazie agli ingenti guadagni che scaturiscono dal commercio del latte e del caffè, salvo poi sperimentare la crisi economica, a causa del crollo dei prezzi del caffè.

Nel 1931, a seguito di un secondo colpo di Stato viene istituita la "Seconda Repubblica" e sale al potere Getùlio Vargas. Egli, nonostante un'iniziale momento di difficoltà in cui si vede costretto a concedere una costituzione democratica, instaurerà una vera e propria dittatura di stampo fascista. Sarà lui a dichiarare guerra ai nazi-fascisti nel 1942, sotto la spinta delle pressioni statunitensi. Vargas sarà destituito nel 1945 dall'esercito, ma l'incubo del suo regime si concluderà veramente solo nel 1954.

A seguito della caduta della dittatura si alternano al potere diversi presidenti democratici, che tuttavia non si dimostreranno capaci di rimediare alla crisi finanziaria. Nel 1964 verrà organizzato un ulteriore colpo di Stato militare, che condurrà alla nascita di una seconda dittatura. Il primo presidente militare sarà Humberto de Alancar Castelo Branco. Egli scioglierà tutti i partiti e inaugurerà una politica economica di stampo liberale che accentuerà ulteriormente il divario sociale. I suoi successori continueranno su questa linea, ma non riusciranno a rimediare ai problemi del paese e si troveranno a cedere alle pressioni crescenti per le elezioni democratiche, che avverranno nel 1989.

I presidenti che verranno eletti in seguito a questa data, si dimostreranno, al pari dei loro predecessori, incapaci di risollevare economicamente il paese. L'unico ad essere, per alcuni anni, benvoluto dal popolo sarà Luiz Da Silva, che varerà diverse riforme volte a tutelare e migliorare la giustizia sociale. Anche lui, tuttavia, perderà l'approvazione popolare, a seguito di alcune scelte sbagliate in ambito economico.

L'ordinamento brasiliano è rimasto immutato da quello stabilito nel 1989, e l'attuale presidente è Jair Bolsonaro.

Approfondimenti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Brasile, https://www.treccani.it/enciclopedia/brasile/ 

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